[vc_row][vc_column][vc_column_text]Una mattina di gennaio, durante la lezione a distanza di una classe di liceo, una ragazza ha interrotto la spiegazione dell’insegnante per chiederle di ascoltarla; e ha domandato alla prof. che sogni avesse nel cassetto e se fosse interessata a scoprire i sogni dei suoi allievi.
E’ diventato virale il post in cui l’insegnante racconta questa speciale ora di lezione e chiede scusa ai suoi allievi per aver pensato al programma prima che a loro: «Non mi sono accorta (non ho voluto farlo) che i miei alunni si stanno spegnendo, che si sentono impauriti dal futuro e che vorrebbero solo più ascolto dagli adulti. Ho pianto con loro, ho pianto per loro. Cari ragazzi, (…)
non dobbiamo farvi spegnere, siete voi il nostro futuro.»
Una lezione speciale, quella dei sogni, che abbiamo vissuto con tutti i nostri allievi nel mese di gennaio, in preparazione alla festa di don Bosco.
I ragazzi e i formatori sono stati invitati a rappresentare i loro sogni in un breve testo o in una immagine, come nel Centro di Cinisello Balsamo, oppure in una fotografia scattata dalla finestra di casa, come per il CFP di Castellanza, perché il campo in cui siamo chiamati a coltivare i nostri sogni parte proprio dalla realtà che vediamo, da quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e che, magari, rischiamo di non valorizzare.
Le foto (tantissime!) hanno composto l’immagine di don Bosco nel Centro di Cesano Maderno, mentre nel CFP di Milano hanno immortalato farfalle che sulle loro ali fanno volare i sogni fino al cielo.
Nel Centro di Varese il sogno ha invece la forma di un piccolo seme che ciascuno ha piantato in un grande vaso, perché il sogno deve essere custodito ogni giorno per “crescere bene” e ha bisogno del sogno degli altri per potersi realizzare.
Tutti, i prof. per primi, hanno consegnato il proprio sogno ad un grande sognatore: don Bosco, che – come hanno scritto i Formatori del CFP di Pavia nella loro pagina facebook – è stato (e continua ad essere!) «amico, padre e maestro di tanti giovani in cerca di qualcuno che desse loro un valore per ciò che erano. E da lì, risvegliare la vita dentro il loro cuore.
Ogni giorno anche noi proviamo a farlo, sul suo esempio, con i ragazzi che abbiamo il dono di incontrare. Uno stile che spesso ci manda in crisi come adulti, educatori, uomini e donne, che ci interroga e ci permette di imparare da loro più di quanto ci si possa immaginare.
I giovani sono un dono sempre e comunque e tutti noi abbiamo il dovere di dar loro il modo di diventare adulti come si meritano.»
Grazie ragazzi per i vostri sogni, che accendono il nostro presente e danno speranza al nostro futuro!
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